Emanuele Trevi (Roma, 7 gennaio 1964), votato dalla giuria all’unanimità per il suo ultimo libro Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie, 2012), è uno dei critici più promettenti della nuova generazione. Ha tradotto e curato edizioni di classici italiani e francesi: si ricordano testi dedicati a Leopardi, Salgari, e autori italiani del Novecento. Collabora al Manifesto (Alias) e alla trasmissione radiofonica Lucifero di Radio Tre, con una sezione dedicata alla poesia. Il suo libro Istruzioni per l’uso del lupo ha riscosso un notevole successo di critica sulle pagine letterarie dei magazine e dei quotidiani più engagé. È redattore di Nuovi Argomenti. Ha fatto parte della giuria del premio Calvino nel 2001 e del premio Alice 2002. Ha scritto su diverse riviste come “Nuovi argomenti”, “Il Caffè Illustrato” e su alcuni quotidiani nazionali quali la “Repubblica”, “La Stampa” e il già citato  “Manifesto”.  È stato editore della casa editrice Fazi e ha collaborato con la casa editrice Quiritta. È sposato con la scrittrice e conduttrice radiofonica Chiara Gamberale.

 

QUALCOSA DI SCRITTO

La storia quasi vera di un incontro impossibile

con Pier Paolo Pasolini

Ed. Ponte alla grazie

pp. 256

Narrativa

Collana:  Romanzi

 

 

«Sono rarissimi gli incontri che davvero, come si dice, lasciano un segno. Parlo di un segno indelebile - più una cicatrice o anche un'amputazione che un sistema di ricordi.

La maggior parte delle persone che incontriamo, è triste dirlo, non determina in noi nessuna reazione profonda, meno che mai un cambiamento anche minimo. Saremmo perfettamente gli stessi senza averle mai conosciute. Ma questa deprimente regola non fa che rendere l'eccezione più pericolosa. Ci sono pur sempre degli individui che svolgono nella vita dei loro simili un ruolo che non saprei definire meglio che catastrofico».

 

Roma, primi anni Novanta. Mentre i sogni del Novecento volgono a una fine inesorabile e Berlusconi si avvia a prendere il potere, uno scrittore trentenne cinico e ingenuo, sbadato e profondo assieme trova lavoro in un archivio, il Fondo Pier Paolo Pasolini. Su quel dedalo di carte racchiuso in un palazzone del quartiere Prati, regna una bisbetica Laura Betti sul viale del tramonto: ma l'incontro con la folle eroina di questo libro, sedicente eppure autentica erede spirituale del poeta friulano, equivale per il giovane a un incontro con Pasolini stesso, come se l'attrice di Teorema fosse plasmata, posseduta dalla sua presenza viva, dal suo itinerario privato di indefesso sperimentatore sessuale e dalla sua vicenda pubblica d'arte, eresia e provocazione. Qualcosa di scritto racconta la linea d'ombra di questo contagio e l'inevitabile congedo da esso - un congedo dall'adolescenza e da un'intera epoca; ma racconta anche un'altra vicenda, quella di un'iniziazione ai misteri, di un accesso ai più riposti ed eterni segreti della vita. Una storia nascosta in Petrolio, il romanzo incompiuto di Pasolini che vide la luce nel 1992 e che rivive qui in un'interpretazione radicale e illuminante. Una storia che condurrà il lettore per due volte in Grecia, alla sacra Eleusi:  come guida, prima il grandioso libro postumo di Pier Paolo Pasolini, poi il disincanto della nostra epoca - in cui può tuttavia brillare ancora il paradossale lampo del mistero.